domenica 16 maggio 2010

Quattro chiacchiere sulla psicoterapia

Cos’è la psicoterapia? Cos’è realistico aspettarsi da un percorso di questo tipo e cosa invece non lo è?

Questo articolo, senza avere la pretesa di essere esaustivo, vuole offrire un’occasione di riflessione per cercare di fare chiarezza su di un argomento di cui si dicono molte cose e non tutte vere.

Prima di entrare nel merito è però forse utile chiarire alcuni concetti di base e cioè cos’è la psicologia ed a cosa serve.

La Psicologia è la scienza che studia i processi di organizzazione mentale. La psiche, a livello funzionale, è un sistema organizzativo. E’ un processo superiore che organizza sistemi più semplici.

Alla mia mente arrivano vari stimoli ed emozioni che io organizzo ed a cui do significato in base alle esperienze passate e interpreto in base al mio senso di identità il quale altro non è che la capacità di dare continuità a ciò che sono stato, ciò che sono e ciò che sarò. Cosa fa allora lo psicologo? Lo psicologo, oltre a studiare questi processi organizzativi e a teorizzare modelli comportamentali valuta anche la funzionalità di questi processi così da individuare eventuali comportamenti disadattavi. Se io ho sete è ragionevole pensare che vada in cucina e mi prenda un bicchiere d’acqua. Differente sarebbe se ogni volta che ho sete mi affacciassi alla finestra e cominciassi ad urlare finché il vicino del piano di sopra esasperato non mi tira una secchiata d’acqua. Il risultato è lo stesso, sempre acqua ottengo, ma il dispendio di energie è diverso e le mie possibilità relazionali cambiano. Soprattutto con il vicino. Qui entra in gioco il termine psicoterapia, cioè terapia della psiche.

Nell’immaginario comune la psicoterapia corrisponde alla psicoanalisi, cioè sdraiati su di un lettino con il terapeuta alle nostre spalle. Che magari, mentre noi parliamo, dorme. In realtà la psicoterapia, da Freud, ha fatto molti passi avanti offrendo una serie di paradigmi, tutti altrettanto validi, che fondano le loro basi su teorie a volte lontane dalla psicoanalisi. Certo l’essere umano è uno ma per fare un paragone è come una montagna al centro di un’isola. Per arrivare in cima alla montagna si possono seguire tante strade a seconda del punto in cui si approda. Questo per dire che i punti di vista possono essere diversi anche se l’essere umano è uno.

La psicoterapia è quindi un trattamento sulla vita delle persone attraverso un intervento sugli schemi associativi, comportamentali, affettivi e motori che a livello macroscopico si traduce nella scoperta di altri modi in cui essere. Badate bene che la psicoterapia difficilmente vi cambierà in modo radicale. Fondamentalmente rimarrete voi stessi ma con la grande possibilità di vivere il presente ed il futuro senza essere tiranneggiati dal passato, pur mantenendo le vostre radici.

Il termine psicoterapia è formato da psiche e terapia ad indicare quanto poco di materiale ci sia apparentemente in un intervento di questo tipo. In realtà modificazioni emotive e relazionali corrispondono a modificazioni non solo fisiologiche ma anche nella struttura muscolare e posturale delle persone. Qual è allora il compito dello psicoterapeuta? Lo psicoterapeuta ha un compito variabile, modulabile in relazione ai bisogni del cliente. I numerosi modelli teorici di riferimento offrono strumenti diversi a seconda del livello su cui si vuole intervenire. Pensiamo all’approccio sistemico se prendiamo la persona all’interno di un gruppo sociale come la famiglia, agli approcci analitici se vediamo l’individuo nel suo processo formativo o le terapie strategiche comportamentali se il nostro intento è la risoluzione di specifici sintomi. Alcuni, quando pensano alla psicoterapia, pensano a quindici anni di sedute. Seppur un periodo di tempo così lungo sia alquanto inusuale, c’è però una realtà e cioè che la psicoterapia, se non nelle sue forme più focalizzate e circoscritte, non introduce niente meccanicamente nel modo di pensare del cliente. Pensiamo a quello che siamo e a tutto quello che ci è accaduto nella nostra vita. Ogni momento vissuto, ogni emozione, gioioso o doloroso, ogni esperienza di vita è un mattone che abbiamo posto per essere ciò che siamo. Quanto pensate ci voglia per introdurre un elemento di novità in un sistema di vita che dura da 20 30 o 40 anni? Di certo non un mese. Kopp diceva che “la verità non muta gli atteggiamenti, i fatti non cambiano le persone” questo per dire che affinché una verità diventi parte di noi, deve essere masticata e digerita. Una bistecca può essere nutriente ma guardarla non ci sfama. Finché non ci prendiamo il disturbo di mangiarla, rimane qualcosa di esterno a noi. Si ma allora che fa lo psicoterapeuta? Di certo non da consigli. Se volete consigli su come condurre la vostra vita leggetevi un oroscopo o andate in chiesa. Con tutto il rispetto per gli astrologhi o i preti, ovviamente. La differenza sta tra l’aderire a un modello di convinzioni che possono dare sostegno e contenimento ma che sono preconfezionati ed esterni a noi e la possibilità di assumerci la responsabilità di riscoprire un modo tutto nostro per essere al mondo. Dico riscoprire perché lo psicoterapeuta non crea nulla. Lo psicoterapeuta è un facilitatore, un catalizzatore che aiuta il cliente a riscoprire quelle possibilità che non riesce a vedere, aiutandolo a sviluppare le risorse per sostenerle. Ognuno di noi possiede le risorse per curarsi, il punto è che quando si è dentro un labirinto la via d’uscita non è poi così evidente. Contare su qualcuno che riesca a vedere il labirinto da un punto di vista diverso può essere di grande aiuto. E’ un po’ come nella riabilitazione dopo un brutto incidente. Il fisioterapista può consigliarvi quale percorso seguire senza farvi male ma l’energia deve essere la vostra. Voi scegliete da che parte iniziare a camminare, lo psicoterapeuta vi segue.

Parlare di psicoterapia significa parlare dell’essere umano, dei suoi pensieri e delle sue emozioni. Del suo modo di piangere, ridere, gridare e sussurrare. La psicoterapia riguarda la nostra vita, unica nel suo genere eppure, allo stesso tempo, uguale a quella delle persone che ci passano accanto.

Il rischio che ci assumiamo, nell’intraprendere un viaggio di questo tipo, è quello di farci carico del nostro benessere, della responsabilità di sapere che se continuiamo a rivivere, nel corso della nostra vita, le stesse situazioni o a stringere relazioni con lo stesso tipo di persone è perché in fondo non riusciamo o non vogliamo abbandonare la vecchia strada, che magari ci sta scomoda ma che conosciamo a menadito, in favore di un sentiero che potrebbe offrirci qualcosa di più ma che ci chiede di lasciare le nostre certezze ed avventurarci in un territorio inesplorato. La scelta sta a noi.

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